ellevuelle architettura per la rinascita

casa esse (particolare materiali), ellevuelle, 2012-2014, foto di Alvise Raimondi

Testo tratto dall’intervista con il collettivo di architettura ellevuelle

Ridare impulso ad un edificio abbandonato, farlo rinascere per la città, confrontarsi con i temi del recupero, della trasformazione è stato per noi davvero importante.

Recupero Filandone Modigliana, ellevuelle, 2012-2020
Recupero Filandone Modigliana, ellevuelle, 2012-2020

Come nasce ellevuelle?

È un collettivo che nasce nel 2009 dopo la laurea alla facoltà Aldo Rossi di Cesena, all’Università di Bologna, da studenti che hanno lavorato insieme solo all’ultimo anno, durante il laboratorio di Sintesi Finale; nasce dalla volontà di avvicinarsi alla professione in maniera sperimentale e, se si vuole, ironica, strizzando l’occhio al lavoro artigianale e ad una continua ricerca formale. Ad oggi in ufficio siamo sei: Giorgio Liverani, Luca Landi, Michele Vasumini, Matteo Cavina, Eleonora Festa, Andrea Cirillo e Giacomo Diolaiti, tutti architetti da diverse province romagnole.


Da chi e/o da che cosa traete ispirazione nel vostro lavoro? In che modo?

Una buona fotografia, un paesaggio, un disegno, un monumento… forse tutto è ispirazione. In linea con il percorso e la sensibilità dell’architetto milanese, volendo sempre provare le potenzialità della composizione e controllando il processo tutto, dall’ideazione allo sviluppo alla costruzione.


Cosa ha costituito per ellevuelle il primo incarico nel campo dell’architettura?

Studio del territorio per casa esse, ellevuelle, 2012-2014, foto di Alvise Raimondi
Studio del territorio per casa esse, ellevuelle, 2012-2014, foto di Alvise Raimondi

Solo un mecenate particolarmente sensibile e coraggioso, o in altri termini, un pazzo, avrebbe puntato per rifare casa ad un gruppo di giovani architetti neolaureati… la figura intervenuta è stata quella di uno zio! Lo zio di Luca necessitava di rifare casa, nella campagna forlivese, accanto ad un noceto.

casa esse, ellevuelle, 2012-2014, foto di Alvise Raimondi
casa esse, ellevuelle, 2012-2014, foto di Alvise Raimondi

Volevamo evitare inutili gestualità e inserirci in maniera il più possibilmente discreta nel territorio, rispettandolo, ed evitando le villette con tetti spioventi a due piani che si stagliano tutt’attorno. Proponemmo una casa orizzontale, contenuta da due muri orientati con i segni del paesaggio e rivestita in sasso, che richiamasse le tinte della vegetazione circostante. Da lì nacque casa esse, noi la chiamiamo un “anti-landmark”.

casa esse, ellevuelle, 2012-2014, foto di Alvise Raimondi
casa esse, ellevuelle, 2012-2014, foto di Alvise Raimondi

Volle dire molto questo incarico, perché fin da subito sperimentammo quello che per noi è un punto fisso della nostra professione: cercare il sistema costruttivo che meglio si adatti al manufatto progettato e proporlo alle maestranze, di fatto molto perplesse. In questo caso consisteva in un sistema di casseri a perdere in poliuretano, prearmati e solo da completare con la rete longitudinale, che ha consentito di realizzare il corpo centrale della casa in soli due giorni, invece che una ventina. Ed alla fine i muratori, che non l’avevano mai visto, se ne sono andati soddisfatti.


Quale progetto vi ha dato più soddisfazione? Perché?

Tutti i progetti che portiamo a termine danno soddisfazione, soprattutto se la stessa è ricambiata dalla committenza. Il percorso ideativo, autorizzativo, costruttivo è lungo, concluderlo è un atto funzionalmente necessario ma il bello sta nel fatto che si potrebbe continuare a ragionare, disegnare dettagli, sperimentare a oltranza. Pensiamo che il recupero del filandone di Modigliana, dove oggi abbiamo anche inserito il nostro studio, abbia dato qualcosa in più a noi tutti, anche perché l’intervento è stato fatto per un’intera comunità: da rudere dismesso a, tra le varie attività, sede per un teatro per la collettività, nonché poste ed uffici… Ridare impulso ad un edificio abbandonato, farlo rinascere per la città, confrontarsi con i temi del recupero, della trasformazione è stato per noi davvero importante.


A cosa sta lavorando ora, in materia d’architettura, ellevuelle?

C’è di tutto un po’, capita di confrontarci con i temi più disparati: sono soprattutto recuperi di realtà nel tessuto urbano e collinare, sia residenziale, che produttivo che ricreativo.. dal ridisegno degli interni, alle proposte per esterni ed ampliamenti. Notiamo una tendenza di richieste per residenze con più spazi di pertinenza esterni, case in campagna, forse anche un po’ indotte dalle clausure dei tempi del lockdown…per aggiornamenti seguiteci su Instagram!


Potreste approfondire l’intervento del 2016 a Milano Marittima?

masterplan Milano Marittima 2.0 (render centro sportivo e residenze, vista aerea), 2016
masterplan Milano Marittima 2.0 (render centro sportivo e residenze, vista aerea), ellevuelle, 2016

Rigenerare significa partire da alcuni frammenti riguardanti la storia di un paesaggio per ricostruirne un nuovo racconto. Questa proposta non faceva altro che recuperare i frammenti sparsi nel territorio per poi radicarli facendo nascere un nuovo e ben più rigoglioso paesaggio geografico e sociale. Milano Marittima, la “città giardino” del Novecento italiano, ha altresì bisogno di riappropriarsi di concetti come quello di identità e di autenticità. Il masterplan si proponeva di offrire al cittadino-turista una vera e propria evasione dai confini tradizionali della vacanza e del tempo libero all’insegna di una nuova geografica urbana che considera litorale ed entroterra all’interno di un unico paesaggio. In questa logica il masterplan si basava sulla rigenerazione di 3 macro ambiti: comparto Bassona, fascia retrostante gli stabilimenti balneari, sistema della mobilità.


Ho visto che nella vostra ricerca nel campo dell’architettura ellevuelle si occupa in particolar modo dell’ambito domestico. Come mai questa scelta?

La casa, l’abitare è di fatto il nostro “abito”, ed anche le “abitudini” lo sono, per dirla con Heidegger; la residenza è forse il tema più difficile, perché mentre per le altre funzioni puoi essere coadiuvato da un “gestore” o un “manutentore”, qui devi centrare le esigenze del committente, cercare di conoscerlo quasi fosse un tuo fratello ed ascoltarlo: in questo caso siamo prima quasi dei sociologi, solo dopo architetti.
Sin dai primi incontri non usiamo compromessi e proponiamo un’idea di residenza formalmente “decisa” e caratterizzata, comoda e funzionale. La committenza che oggi si presenta cerca questo, ma non nascondiamo che in passato è capitato spesso di non riuscire a intercettare le richieste, soprattutto formali.


Dalla vostra pagina, ho notato che ellevuelle partecipa a molti concorsi di architettura. In che ambito preferite operare?

Il processo concorsuale arriva ad un risultato spesso di merito, e si alza il livello dell’esito finale: di fatto siamo molto favorevoli a questo come strumento di scelta in mano alle amministrazioni locali. Ahinoi spesso sul territorio nazionale non si conclude come dovrebbe, o meglio, non parte nemmeno. E’ di fatto quindi anche un “investimento” in termini professionali: in passato abbiamo partecipato a tanti, unendo le forze con altri studi, però raccoglierne i frutti è davvero arduo (si pensi alla delusione insieme ad altre centinaia di progettisti per l’esito dei primi premi delle “Scuole Innovative”). Stiamo limitandone negli ultimi tempi, vuoi anche per il crescente numero di commesse, riservandoci a quelli più stimolanti.

riqualificazione dell'ex manifattura tabacchi di Bari | concorso di idee (render esterno), ellevuelle, 2016
riqualificazione dell’ex manifattura tabacchi di Bari | concorso di idee (render esterno), ellevuelle, 2016

In linea con il tema centrale della Biennale di Architettura 2021, come interpretate personalmente la questione “How will we live together?”

Grande e complessa tematica: proprio in quel “together” si articolano principi sociali, sostenibili e spaziali che il post pandemia ha rilanciato in maniera importante. Crediamo che il lavoro che si sta facendo a livello di amministrazioni locali, grandi e piccole sia preziosissimo: ridare slancio a parti di città degradate o di comuni ai margini, attraverso innesti di architettura, creare connessioni infrastrutturali e virtuali per spazi senza necessariamente relegarli ad una funzione specifica, e fruibili dalla collettività: tutto per uno spazio condiviso, non necessariamente esclusivamente pubblico (sappiamo quanto conti il contributo di enti e fondazioni private in questi periodi per gli enti locali), ma quindi anche privato e fruibile dal pubblico. Insieme vivremo sicuramente meglio, d’altronde “l’uomo è un animale sociale”.


Cosa augurate al vostro studio per il prossimo futuro?

Occasioni per progetti belli e utili, mai banali: grazie a tutti.

Recupero Filandone Modigliana (esterno), ellevuelle, 2012-2020
Recupero Filandone Modigliana (esterno), ellevuelle, 2012-2020

Fonti:
ellevuelle

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