OASI architettura con crudezza

Segrate Villa (interno e terrazza), OASI, Segrate (MI), 2020

Testo tratto dall’intervista lo studio d’architettura OASI

L’architettura ha un ruolo sociale enorme ma non può aspirare a risolvere tutto.

Segrate Villa (vista dalla strada), OASI, Segrate (MI), 2020
Segrate Villa (vista dalla strada), OASI, Segrate (MI), 2020

Da cosa nasce OASI?

Da un concorso perso per un café temporaneo per una fiera di design in Belgio. In contrasto al chiasso convulsivo delle fiere commerciali abbiamo proposto uno spazio recintato bianco con 4 palme, un pappagallo e un camino spento, un’oasi concettuale.
Oltre che dal significato figurativo del dizionario: “Luogo, ambiente, condizione, momento e sim. che offrono caratteristiche assai più gradevoli di quelle del contesto in cui si trovano o si verificano.”


Da chi e/o da che cosa traete ispirazione nel vostro lavoro? In che modo?

Molto spesso dall’arte contemporanea. Da essa riusciamo ad osservare con sensibilità, a elaborare con astrazione.


Cosa ha costituito per voi il vostro primo incarico?

È difficile definire qual è in nostro primo incarico. Forse UV house, che ci ha permesso di cominciare a impostare un certo discorso, anche se oggi faremmo un progetto diverso.

UV house (interno), OASI, 2012 / 2014
UV house (interno), OASI, Busto Arsizio (VA), 2012 / 2014

Avete collaborato con altri gruppi? Cosa vi ha più coinvolto?

La collaborazione è continua. Anche internamente allo studio viviamo l’esperienza di lavoro con i nostri collaboratori in maniera poco gerarchica. Ogni volta che lavori con altri la sensazione è di mettere alla luce i tuoi contenuti più autentici.


A cosa state lavorando ora?

Due centri sportivi, qualche progetto di ristrutturazione di case private, una cascina, uno spazio pubblico in Russia e in attesa di risposta per una gara pubblica di progettazione per un centro culturale.


Potreste approfondire il progetto urbanistico per Polessk in Russia?

Urban vision of the city of Polessk (render), OASI, Polessk, Russia, 2020
Urban vision of the city of Polessk (render), OASI architettura, Polessk, Russia, 2020

Innanzitutto non è un progetto urbanistico. Si tratta di una visione urbana, strumento necessario e fondamentale prima di lavorare sullo strumento urbanistico di governo del territorio. Sempre più spesso vediamo regolamentare le nostre città tramite strumenti rigidi che non sono partiti da una visione aperta e specifica sulla città. Nel caso di Polessk abbiamo portato il sindaco a ragionare sulla necessità di questa visione piuttosto che di risolvere i marciapiedi o la piazza.

Urban vision of the city of Polessk (illustrazione), OASI, Polessk, Russia, 2020
Urban vision of the city of Polessk (illustrazione), OASI architettura, Polessk, Russia, 2020

Abbiamo così osservato e capito la città e impostato una strategia urbana capace di dare valore a ciò che già c’è, senza piegare la natura della città a dinamiche commerciali o speculative. E’ nato un lavoro consapevole e specifico che traccia strutture urbane riconoscibili come il parco sportivo, la piazza centrale e il parco sul waterfront che definiscono la spina dorsale della nuova Polessk intercettando i sistemi e le strutture urbane già presenti.


Ho visto che nella vostra ricerca spesso vi occupate di progettazione a diversa scala, dal landscape all’interior, ad esempio. Su quale vi piace concentrarvi maggiormente? Perché?

Non esiste una scala che preferiamo. Piuttosto ci interessa l’architettura nella sua concezione più generica e come architetti usiamo l’architettura per progettare lo spazio urbano così come un interno. Non siamo né paesaggisti, né interior designer. Per questo progettiamo il paesaggio così come un interno da architetti.

Segrate Villa (interno), OASI, Segrate (MI), 2020
Segrate Villa (interno), OASI, Segrate (MI), 2020

Avete preso parte a concorsi? In che ambito preferite o vi piacerebbe operare?

Molto spesso affrontiamo concorsi in Italia e all’estero. E’ un campo minato in termini di procedure e risultati. E’ altrettanto vero che il concorso è una delle poche possibilità di ricerca autentica che uno studio può permettersi. Grazie ai concorsi persi si riesce ad affrontare le commesse private e pubbliche con la medesima ambizione di ricerca e
sperimentazione, grazia al bagaglio continuo che diventa contesto teorico da condividere.

La Casa di Albate (vista dall'esterno), OASI, Albate (CO), 2021, foto di Laura Cavelli
La Casa di Albate (vista dall’esterno), OASI, Albate (CO), 2021, foto di Laura Cavelli

In linea con il tema centrale della Biennale di Architettura 2021, come interpretate personalmente la questione “How will we live together?”

L’architettura ha un ruolo sociale enorme ma non può aspirare a risolvere tutto. Sicuramente abbiamo una responsabilità di divulgare l’importanza del progetto così come quello di governare processi di partecipazione e condivisione. Design in dialogue.


Cosa augurate al vostro studio per il prossimo futuro?

Di vincere tanti concorsi, di perderne altrettanti.

UV house (vista su facciata), OASI, Busto Arsizio (VA), 2012 / 2014, foto di Stefania Matteo
UV house (vista su facciata), OASI, Busto Arsizio (VA), 2012 / 2014, foto di Stefania Matteo

Fonti:
OASI
ArchDaily
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